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Leonardo Sinisgalli/5

Dopo il 1963. La stagione dell'ultima poesia

Il 1963 fu un anno di difficoltà, anche per i problemi di salute del figlio Filippo. Abbandonata l'Eni, dopo la tragica morte di Enrico Mattei nell'agosto del 1962, ritornò a Milano, ma questa volta la "città tecnica" di Gadda non gli tributò le attenzioni sperate.
Dopo aver avviato una consulenza con la Bassetti e l'Alfa Romeo (celebre il settenario "l'ha disegnata il vento"), Sinisgalli ritornò a Roma nel 1964, dove fondò e diresse la rivista di design «La botte e il violino» (8 numeri).
Al bimestrale, di grande gusto grafico, collaborarono, come nella tradizione sinisgalliana, esponenti di spicco dell'arte e della cultura: Dorfles, Argan, Paci, Zizzoli ecc. Il fratello Vincenzo fu unico redattore, mentre Filippo, il figlio, comparve in veste di illustratore. Nel frattempo inviava articoli al «Mondo» di Pannunzio e al «Tempo Illustrato». Sul quotidiano milanese firmerà una sapida rubrica di critica d'arte, i cui articoli confluiranno poi nei Martedì colorati, 1967.
Nel 1966 pubblicò per Mondadori Le poesie di ieri, un'antologia tratta dalle sue precedenti raccolte che fu premiata a Castel S. Angelo con il «Premio Fiuggi» da una giuria di cui faceva parte Palazzeschi. Chiusa «La botte e il violino» nel 1966 perché troppo costosa affrontò la direzione e l'ideazione di un nuovo house organ, l'ultimo, «Il quadrifoglio», una rivista d'automobilismo che l'Alfa Romeo dedicava agli "alfisti" e che Sinisgalli dirigerà fino al 1973, l'anno del pensionamento.
La proteiforme attività di Sinisgalli non fu frenata dall'infarto il 21 novembre del 1967, mentre era in compagnia di Cantatore a Bari.
Smise di fumare, ma nonostante i pressanti consigli dei medici non ridusse il ritmo. Ritornò alla radio, su invito di Leone Piccioni con un programma settimanale, la domenica alle 18.30 sul Terzo canale, che curerà insieme al fratello Vincenzo, dal titolo «La lanterna». Il programma monotematico e d'attualità, con la regia di Giandomenico Giagni, durava circa mezz'ora e raggiungerà le 98 puntate nei due anni di programmazione.
Contemporaneamente, viaggiava per lavoro, disegnava e scriveva articoli, poesie, prose. Nel 1968 pubblicò, sempre nella collana "Lo specchio" di Mondadori, con una nota di Gianfranco Contini, Calcoli e Fandonie, riprendendo in uno zibaldone di prose quel bisogno incessante e ambivalente di riflessione e immaginazione, di misura e creatività che permeava il suo pensiero.

La stagione dell'ultima poesia
Nel dicembre del 1969 Leonardo Sinisgalli e Giorgia de Cousandier si sposarono dopo un lunghissima convivenza. Ma la stagione che seguì fu segnata dal dolore per l'aggravarsi della salute di Filippo, la laringectomia totale di Giorgia nel 1970, la sua morte nel dicembre del 1978. Paradossalmente fu anche il periodo dei riconoscimenti letterari. Nel 1971 vinse, alla sua prima edizione, il Premio Gubbio- Inghirami per la poesia. Nel 1975 si aggiudicò il Premio Viareggio per Mosche in bottiglia e il Premio Basilicata, presidente Carlo Bo, per Un disegno di Scipione e altri racconti (ancora straripante di memorie è la sua prosa). Con Dimenticatoio nel '78 vinse il Premio Vallombrosa. Tutti per Mondadori.
La sua sensibilità è cambiata. È una poesia lineare, semplice quella del Passero e il lebbroso (1970), quasi prosa. E riflette il crescente pessimismo che lo tormenta, che nasce dal contrasto tra una condizione di solitudine e il desiderio mai domo di felicità. I suoi versi registrano umili eventi, oggetti poveri come fossili. La memoria è stanca, il furore è spento. A sorreggerlo solo la tecnica, una splendida tecnica.
In Mosche in bottiglia, aumentano la lentezza e la fatica. La materia è sempre più povera. Forte è la delusione
per un Sud che non è più lo stesso. Gli umori acri a volte diventano sarcastici. Prevale l'enumerazione: schegge, meteore, formule stremate, ma altamente sapienziali. Qualche barlume s'intravede laddove ritorna alle scienze matematiche: un'intera sezione è dedicata a Galileo, Cartesio, Goethe, Schopenauer.
Regna sovrana l'amarezza anche in Dimenticatoio.
Le parole non aderiscono più alla realtà, prevale la fatica di riempire il giorno e il bisogno di seppellirsi sotto mucchietti di parole. "La riduzione ai minimi termini - dice lo stesso Sinisgalli -, non è sulla pagina, ma nella mia coscienza".
Se dolente e difficile fu la produzione poetica degli anni Settanta, ancora ricca di verve fu l'attività artistica e giornalistica. Nel 1974, inaugurò a Milano una personale di ritratti, disegni e incisioni, nella galleria «Bon à tirer» di Carla Cardazzo. Sul finire dell'anno fu invitato dal direttore Ignazio Contu a collaborare con una rubrica d'arte a «Il Settimanale». Nel 1975, il Nobel a Montale, invece che a Ungaretti, fu motivo di grande delusione e indirizzò al poeta genovese proprio dalle colonne del periodico, una focosa Lettera aperta, che divenne motivo di scontro con Vanni Scheiwiller. Non è la prima volta che l'irruenza di Sinisgalli, la sua ruvidezza, la sua franchezza gli causavano polemiche e inimicizie.
Spenta la collaborazione a «Il Settimanale», dal 1976 al 1979 divenne elzevirista de «Il Mattino» di Napoli, diretto da Orazio Mazzoni. Molti degli articoli erano rielaborazioni di racconti e scritti, ma prevaleva un tono più discorsivo.
Nel 1977, dopo un lungo soggiorno a Montemurro in cui si dedica a ritrarre con i pastelli i luoghi a lui cari, Giorgia de Cousandier viene ricoverata a Roma e subirà un nuovo intervento. Morirà il 16 dicembre del 1978. Per Sinisgalli e Filippo fu uno schianto. Sinisgalli cerca di nuovo rifugio nel disegno.
All'inizio del 1979 fu con Filippo a Matera (dove viveva la sorella Enza) per l'inaugurazione di una sua mostra di 45 pastelli, realizzati l'estate prima a Montemurro, presso la galleria "Il labirinto", di Rocco Fontana.
Il 19 febbraio del 1980 fondò con la nuora Ida Bazzi, moglie di Rodolfo, e con Roberta Du Chene, la galleria «Il millennio». I suoi pastelli riscossero un grande successo. Seguirono mostre dedicate a Fontana, Novelli, Cantatore, Schifano ecc.
Proprio durante la seconda personale presso la sua Galleria, un infarto, il 31 gennaio 1981, stroncò la sua vita. Venne sepolto, come espressamente chiesto più volte, a Montemurro, nei suoi Campi Elisi nella tomba di famiglia. Per epigrafe volle una sua poesia:

RISORGERÒ FRA TRE ANNI
O TRE SECOLI TRA RAFFICHE
DI GRANDINE NEL MESE
DI GIUGNO.

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